Questa spettacolare scultura in bronzo, alta quasi 2 metri, raffigura una gru mancese (Grus japonensis, in giapponese tanchōzuru), che nella realtà mostra un piumaggio candido con caratteristiche macchie di pelle rossa sulla cima della testa. Questi volatili, che migrano dal continente per svernare in Giappone, secondo la leggenda vivono per mille anni e sono simbolo di pace, fedeltà, longevità e buona fortuna in tutto l’Estremo Oriente.
Gru
Giappone, periodo Meiji (1868-1912), 1880 ca.
bronzo, altezza cm 190
inv. 41198 (legato Antonio Caccia 1929)
Restauro: Laboratorio Restauri d’Arte, Trieste, 2019, grazie alla donazione di Maria Lanieri in memoria di Giorgio Lanieri e Giusy Romeo
I bronzi giapponesi erano particolarmente apprezzati dai collezionisti occidentali, che avevano avuto modo di ammirarli già durante l’Esposizione universale di Parigi del 1867, e gru come questa erano oggetti da esportazione tra i più consueti, spesso presenti nelle collezioni private della seconda metà dell’Ottocento (ringrazio Martina Becattini, conservatore del Museo Stibbert di Firenze, per le utili informazioni).
Oggi esemplari analoghi si conservano presso il Museo Stibbert di Firenze, il Museo Chiossone di Genova e il Musée Cernuschi di Parigi. Trieste non fa eccezione: la gru proviene dalla collezione di Antonio Caccia (Trieste 1829-Lugano 1893), letterato, musicista e collezionista che alla sua morte lasciò numerose opere d’arte al Comune di Trieste, oggi divise tra i Civici Musei di Storia ed Arte e il Civico Museo Revoltella.
Prima del recente restauro, effettuato dal Laboratorio Restauri d’Arte di Trieste grazie alla donazione Lanieri, la gru era collocata in deposito perché disassemblata in quattro parti: il collo e la testa, il corpo, le due zampe. Il corpo è formato da piastre di bronzo lavorate a forma di piuma, ancorate tra loro, mentre gli altri elementi sono frutto di fusioni uniche, se necessario saldate tra loro. Dopo un intervento di pulitura, rimozione di parti estranee, consolidamento e rimontaggio, la gru è ora esposta al pubblico nella sezione giapponese del Civico Museo d’Arte Orientale, dove si può ammirarne l’accurata fattura e l’effetto delicatamente dorato e luminescente del piumaggio.