Lo stipo è un piccolo mobile con cassetti atto a contenere oggetti di valore, in voga fino al XIX secolo. Il nostro esemplare, che veniva collocato su un tavolo o su un supporto apposito, ha due portelle anteriori che si aprono su otto cassetti posti su quattro file: in alto una fila di tre cassetti di minori dimensioni, poi due file di due cassetti ciascuna, e un unico cassetto più grande in basso, decorato in trompe l’oeil a fingere che si tratti di due cassetti, come nelle due file superiori.
Stipo con scene galanti e cineserie
Venezia, metà del XVIII sec.
legno dipinto, laccato e dorato, cm 70x77x36
CMSA inv 41197 (legato di Giuseppe Sartorio, 1910, S. 1462)
Restauro: Laboratorio Restauri d’Arte, Trieste, 2019, grazie alla donazione di Maria Lanieri in memoria di Giorgio Lanieri e Giusy Romeo
L’opera è interamente dipinta in rosso, a imitazione della lacca cinese: entro riserve sulle portelle e sui lati, appaiono scene di sapore arcadico-bucolico raffiguranti un convivio e coppie in giardino; scene galanti entro paesaggi fluviali e giardini si ripetono sulle facce anteriori dei cassetti, che al loro interno sono rivestiti in carta con decoro marmorizzato pettinato.
La particolarità di questo stipo, che giustifica la scelta di collocarlo presso il Civico Museo d’Arte Orientale, è la raffinata decorazione a cineseria dell’interno delle due portelle, in oro su fondo nero, a imitazione della lacca cinese e giapponese, testimonianza di un gusto che nel Settecento era diffuso nelle corti europee.
Esso venne realizzato con ogni probabilità a Venezia verso la metà del Settecento: stimolati dall’arrivo in laguna di un sempre maggior quantitativo di manufatti sia estremo-orientali sia di produzione occidentale in stile esotico, i laccatori veneziani utilizzarono il tema della cineseria per decorare un numero grandissimo di oggetti di varie forme e funzioni, dagli arredi di maggiori dimensioni a manufatti più piccoli, che si ispirano nella forma e nei repertori figurativi a modelli olandesi e inglesi dell’inizio del Settecento (cfr. F. Morena, Cineseria, Firenze 2009).
L’opera proviene dal legato di Giuseppe Sartorio del 1910, una donazione che diede un incremento decisivo alle collezioni dei Musei triestini, perché comprendente un’ingente quantità di opere d’arte applicata – quali mobili e cassapanche, ceramiche, armi, vetri –, reperti archeologici ma soprattutto il famoso nucleo disegni di Giambattista Tiepolo.
Essa viene proposta al pubblico per la prima volta, dopo il restauro effettuato dal Laboratorio Restauri d’Arte di Trieste grazie alla donazione Lanieri, che ha riportato il manufatto alla sua piena fruibilità tramite pulitura, eliminazione delle ridipinture e delle vernici ingiallite, consolidamento.